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Sicilia

Quattro arresti a Enna per l'omicidio dell'allevatore Andrea Paternò

03 Dicembre 2021 14:04, di Laura Spanò
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L'uomo venne ucciso e poi dato alle fiamme nel luglio 2020

Nel luglio del 2020, avrebbero ucciso e poi ne avrebbero bruciato il corpo per un "debito non saldato". A distanza di un anno i carabinieri hanno risolto il giallo di Enna. Stamane sono state arrestate quattro persone per la morte di Andrea Paternò, l'allevatore ucciso e poi dato alle fiamme nell'estate 2020.

In manette sono finiti D.M.F., 63enne, pregiudicato, D.M.C.S.G., 24enne, D.M.G. 36enne e S.G., 25 enne, tutti allevatori di Pietraperzia, in provincia di Enna. I quattro sono stati arrestati all'alba dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Enna assieme a personale del R.O.S. Devono rispondere di omicidio aggravato, distruzione di cadavere e incendio seguito da danneggiamento.

Secondo quanto è emerso dalle indagini coordinate dalla procura di Caltanissetta, il giorno dell'omicidio uno degli indagati, D.M.F., come si vede anche da alcune immagini delle telecamere di sorveglianza di un distributore di carburante, prelevò del gasolio da utilizzare per distruggere il corpo della vittima che fu portato in contrada Arceri, presso un vecchio casolare di campagna abbandonato. A quel punto i quattro diedero alle fiamme il fuoristrada della vittima con all’interno il suo cadavere.

I quattro secondo da quanto emerge dalle indagini, avrebbero contatti con esponenti delle famiglia mafiose di Pietraperzia e Barrafranca. Due di loro sarebbero indagati anche per essere gli autori di alcuni incendi avvenuti nel mese di luglio in alcune aree agricole tra i comuni di Enna e di Pietraperzia, "incendi appiccati per poter utilizzare indebitamente quelle aree per i loro capi di bestiame, in sprezzo di qualsiasi rispetto del diritto di proprietĂ ".

L'omicidio fu messo in atto l'11 luglio 2020 ad Arcera agro di Enna, mentre il cadavere dell'allevatore carbonizzato, fu ritrovato solo due giorni dopo. Dalle indagini dei carabinieri è emerso che il giorno della sua scomparsa, la vittima si presentò presso l'azienda agricola di uno degli indagati per chiedere la restituzione della somma di denaro prestata tempo prima e mai restituita. E sarebbe proprio questo il movente dell'assassinio secondo gli inquirenti, la non volontà di ridare alla vittima la cifra di 20mila euro. Invitato a prendere un caffè in un momento successivo così da poter riavere i soldi, la vittima, una volta tornato nell'azienda fu brutalmente aggredita dai quattro indagati, e uccisa a coltellate e colpi d'arma da fuoco. Poi la decisione di distruggere il cadavere dandolo alle fiamme.

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