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I tentacoli della 'ndrangheta su Roma.

11 Maggio 2022 05:59, di Redazione
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Colpo alla cosca Alvaro: 77 gli arresti.

Gli Alvaro, i potenti di Sinopoli e Cosoleto che hanno conquistato spazi in mezza Italia - dal Lazio alla Lombardia passando per l'Emilia fino ad arrivare al versante Ovest dello Stivale tra Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e anche all'estero nella sileziosa e apparente tranquilla Svizzera, in Germania e in Canada- avevano allungato i loro tentacoli pure sulla Capitale.

In base a delle intercettazioni effettuate dalla Dia si è appurato che la cosca mafiosa abbia dato vita ad una cellula di 'ndrangheta a Roma. " Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto", ammette un indagato durante una conversazione sui nuovi scenari affaristico-mafiosi capitolini con la benedizione " di giù". Dei padrini di Reggio.

Il blitz " Propaggine" è stato un colpo assestato ieri dalle Procure di Reggio Calabria - poco più di trenta le persone arrestate ( 29 in carcere e 5 ai domiciliari) accusate di reati a vario titolo che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento commesso al fine di agevolare l'attività del sodalizio mafioso oltre alla detenzione e vendita di armi da fuoco ed armi da guerra aggravate - e di Roma ( 38 in carcere, 5 ai domiciliari) per aver agito sotto il comando del cartello mafioso " Alvaro-Penna" con il fine ultimo di " acquisire la gestione e il controllo di attività economiche in settori tra i più diversi, da quello ittico fino al ritiro delle pelli e degli olii esausti".

Tutto quello che veniva deciso a Sinopoli,in Aspromonte, nei paesi di Reggio che si affacciano sul mar Tirreno era legge anche per i romani, senza battere ciglio. Per gli inquirenti solo nell'estate del 2015 vi sarebbe stata l'autorizzazione a costituire una struttura locale che esercitava l'attività criminale nel cuore di Roma secondo le tradizioni tipiche delle 'ndrine calabresi: riti, linguaggi e tipi di reati della terra d'origine.

Il gruppo voleva estendersi sull'intero territorio capitolino con la gestione degli investimenti nel settore della ristorazione e nell'attività di riciclaggio di ingenti quantitativi di denaro. Verso gli indagati viene contestata l'associazione mafiosa, cessione e detenzione di sostanze stupefacenti, estorsione e fittizia intestazione di beni.

La guida, nella Capitale, sembrerebbe essere stata affidata oltre al boss Vincenzo Alvaro alle cui dipendenze si trovava il gruppo criminale, anche al mafioso Antonio Carzo. Tra le persone raggiunte nella giornata odierna da misura cautelare un commercialista e un dipendente di una banda. Nei confronti di una serie di società ed imprese individuali operanti a Roma e intestate a prestanome è stato disposto il sequestro preventivo.

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