I risultati dell'esame autoptico effettuata dal medico legale hanno accertato che la povera Laura Ziliani è stata dapprima stordita con dei farmaci e successivamente soffocata con un cuscino.
I tre presunti autori materiali del delitto hanno affermato: " Le abbiamo dato le benzodiazepine con una tisana, dopo le abbiamo infilato un sacchetto nella testa chiudendolo. Vedendo che non moriva io e Silvia le abbiamo stretto le mani al collo". In questo modo Mirto Milani ha narrato come si è svolto l'assassinio dell'ex vigilessa di Temù, nel Bresciano.
Questo è quello che è emerso dagli interrogatori dei presunti responsabili, le due figlie della donna Paola e Silvia e Mirto Milani, il fidanzato di quest'ultima. Il motivo del matricidio sarebbe da andare a ricercare nel trattamento che le due dicono di aver subito: " Ci faceva sentire inferiori, sbagliate". Sembrerebbe che attaccasse continuamente le due ragazze sul piano fisico accusandole di essere sovrappeso mentre lei era molto attenta all'attività sportiva.
In questa storia c'è stato anche un prima altrettanto doloroso che ha portato all'epilogo di ieri. Tre settimane prima dell'avvenuto omicidio la Ziliani sarebbe stata stordita, rimanendo priva di foze per 36 ore, anche in quel caso con benzodiazepine, dopo che le era stato dato da bere una tisana; quest'episodio è il prodromo dell'atto tragico di ieri.
Il compagno della donna, in un interrogatorio di giugno, aveva riferito di aver colto dei segnali sospetti facendo mettere a verbale che tra il 16 e il 18 aprile l'ex vigilessa lombarda avrebbe accusato dei malori. " Quando ci vedemmo di persona, era un lunedì, arrivai a dirle che per me era stata avvelenata e lei si arrabbiò moltissimo per questa mia affermazione". Durante quel weekend, quell'avvelenamento si realizzò veramente. Al compagno, l'ex vigilessa di Temù disse che di quei momenti non ricordava nulla.